PA Digitale, le priorità

Su Agenda Digitale Mariella Guercio indica nelle difficoltà organizzative e nell’assenza di personale competente i principali ostacoli all’attuazione delle riforme, e auspica un “buon gioco di squadra inter-istituzionale” per superarli

Le difficoltà organizzative e la mancanza di personale competente sono i principali fattori di ostacolo allo sviluppo della PA Digitale, e un “buon gioco di squadra inter-istituzionale” è l’elemento chiave che la politica deve cercare di mettere in campo per rimuoverli. È quanto auspica Mariella Guercio, autrice di un approfondimento a riguardo pubblicato su Agenda Digitale a ridosso della creazione del nuovo Governo italiano.

In un recente intervento - scrive la Guercio in apertura - ho specificato che erano tre i punti chiave per sbloccare lo scenario della gestione documentale digitale nella PA. Ora vediamo di approfondire.

  • la necessità di limitare al massimo ulteriori interventi normativi e condividere con un approccio istituzionale realmente aperto agli stakeholder i passaggi opportuni per completare il quadro regolamentare, a partire dalle linee guida previste dal dlgs 217/2017 che ha modificato il Codice dell’amministrazione digitale;
  • l’esigenza di definire con maggior chiarezza i modelli organizzativi di riferimento soprattutto negli interventi che riguardano l’archiviazione o conservazione a norma su cui il piano triennale è intervenuto senza sufficiente chiarezza;
  • la rilevanza di iniziative per migliorare la qualità delle piattaforme sia in termini di requisiti da definire, sia nello sviluppo intelligente di soluzioni di riuso che tengano conto del mercato.

Sul primo aspetto si registra un accordo generale che i convegni di ForumPA 2018 confermano, mentre gli altri due ambiti richiedono qualche ulteriore considerazione.

Il nodo degli operatori accreditati per la conservazione

La conservazione digitale è stata in questi anni al centro di molte iniziative regolamentari e ha determinato la nascita di decine di operatori di mercato accreditati a fronte di un numero molto esiguo di proposte provenienti dal settore pubblico. La qualità e la sostenibilità di questo quadro richiedono un’analisi approfondita, tenuto conto da un lato dei costi che implica l’eventuale trasferimento dell’intera produzione documentaria digitale della PA in depositi dedicati a pagamento, dall’altro dei rischi di frammentazione per gli archivi destinati alla conservazione permanente che deriverebbero dalla decisione di versare nei sistemi di conservazione esterni solo alcuni documenti perché ritenuti di particolare rilevanza o a rischio.

Il piano triennale ha ipotizzato l’individuazione di poli strategici di conservazione ma non ha chiarito – né poteva farlo – la loro funzione rispetto a quella già svolta dagli operatori accreditati. È evidente che il modello di riferimento finora realizzato ha bisogno di ulteriore elaborazione che tenga conto della reale e concreta dimensione del problema, in termini sia quantitativi sia qualitativi...

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ultima modifica 2018-06-11T18:34:00+02:00
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