Il file sharing e gli amanuensi dell’era digitale

Commentando la notizia della recente chiusura di Megavideo, dalle colonne di Punto Informatico Massimo Mantellini riflette a margine sulla pratica dello scambio in peer to peer di file tra gli utenti della rete, definendola una “funzione sociale inedita e necessaria” che garantisce una fondamentale opera di conservazione della memoria digitale, e che in quanto tale andrebbe in qualche modo salvaguardata

foto tratta dal profilo Flickr di pasa47, rilasciata con licenza Creative Commins Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0) Nel suo articolo intitolato “Il crepuscolo del file sharing”, Massimo Mantellini fa inizialmente riferimento all’arresto dell’eccentrico proprietario di Megavideo e quindi, dopo avere fatto cenno alla prime reazioni conseguenti alla chiusura del sito, intrecciatesi in alcuni casi alla recente protesta contro i nuovi tentativi di legislazione statunitensi in difesa del diritto d’autore (SOPA), traccia una netta distinzione tra servizi e soluzioni come quella oggetto del fatto di cronaca, e la pratica del file sharing:

“Oggi – scrive proposito – la prima barra da mantenere dritta è quella complicata dell'analisi del lucro. Il lucro è il discrimine principale fra le battaglie digitali che vale la pena combattere e quelle che invece possiamo lasciare al loro destino. Megaupload, come buona parte dei cyberlocker e come altri servizi di storage web tipo Rapidshare, sono servizi chiaramente commerciali. A differenza delle piattaforme di sharing P2P o dei tracker torrent, sistemi che intermediano contenuti residenti a casa degli utenti della rete, sono veri e propri strumenti di pubblicazione (i primi) e di archiviazione (i secondi), con la variante non trascurabile di essere liberamente accessibili da chiunque (meglio se a pagamento). Che simili business siano i primi ad entrare in rotta di collisione con il mondo dell'industria dell'intrattenimento, desiderosa di trasformare tutto in rissa, è persino ovvio immaginarlo”.

Effettuata la distinzione, e sottolineate anche le differenze evidenti tra servizi come Megavideo ed altri come YouTube – che a detta di Mantellini “ha saputo immaginare una mediazione fra il vecchio che domina i trattati ed il nuovo che riempie le nostre menti”, e anche per questo è “diventata una insostituibile memoria storica della comunità: una risorsa che è di tutti, alla quale sarebbe folle rinunciare” – l’autore dedica un ulteriore, interessante passaggio alla pratica del file sharing, sottolineandone l’inedita, fondamentale portata per quanti hanno a cuore il tema della conservazione, e della preservazione nel tempo, dell’immenso patrimonio culturale digitale prodotto nei nostri giorni:

“Allo stesso modo molti di quanti condividono in Rete i contenuti dei propri hard disk coi sistemi di file sharing sono davvero, in mille occasioni diverse, gli amanuensi del nostro tempo: assolvono una funzione sociale inedita e necessaria. Simili piattaforme hanno indotto un ruolo di archiviazione e memoria che i cittadini della Rete hanno spontaneamente riservato a se stessi, creando un fenomeno di una ampiezza ed efficienza tali che nessuna major, nessuna biblioteca e nessuna istituzione pubblica avrebbe potuto anche solo immaginare. L'occhio curioso di chi osserva Internet ci dice che questa nuova moltiplicazione digitale è un valore documentale per tutta la società del quale non avrebbe senso privarci anche se, magari in un numero non indifferente di casi, un simile ecosistema viola in maniera più o meno palese le normative attuali sui diritti di copia e riproduzione”.

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ultima modifica 2012-01-25T13:23:00+01:00
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