Fascicolo sanitario elettronico: stato dell’arte e sfide

Anna Francesca Pattaro approfondisce il tema per Agenda Digitale

Su Agenda Digitale è stato pubblicato l’articolo Fascicolo Sanitario Elettronico: stato dell’arte e sfide dopo le misure Agid, a firma di Anna Francesca Pattaro. Di seguito l’introduzione:

La mancanza di omogeneità nei livelli di implementazione e utilizzo del Fascicolo Sanitario Elettronico nelle diverse Regioni italiane è uno dei problemi da risolvere con più urgenza se si vuole rendere questo strumento efficace e utile per la vita di tutti i cittadini italiani a prescindere dal territorio in cui risiedono o lavorano.

In questo contesto centrale è il nodo della centralizzazione dell’accesso ai FSE, affrontato dall’Agid nella circolare n.3/2019 che mira a ridurre le difficoltà che gli italiani incontrano quando si muovono da una regione all’altra e a rendere più omogenea la diffusione e l’uso del FSE nelle diverse aree del Paese.

Restano però diversi problemi irrisolti. Facciamo il punto

FSE, lo stato dell’arte

Consultando il sito istituzionale del Fascicolo Sanitario Elettronico di AgiD e Ministero della Salute con la collaborazione del CNR, si possono visualizzare i servizi del FSE erogati dalle Regioni e gli indicatori di monitoraggio di attuazione ed utilizzo praticamente in tempo reale.

Secondo tale fonte, come rilevato anche nelle precedenti indagini periodiche sul FSE che ho condotto, il Fascicolo sanitario elettronico è in qualche modo presente in 18 regioni italiane: mancano all’appello solo Campania e Calabria. In entrambe comunque il processo di implementazione è recentemente iniziato ed esiste il portale regionale.

In aggiunta, il 20 otobre 2019 sono stati attivati 12.457.891 FSE per un totale di 256.990.848 referti digitalizzati, mentre all’interoperabilità[1] dei fascicoli hanno aderito per ora 11 Regioni, che hanno già effettuato positivamente i test di interoperabilità con la piattaforma centrale.

Il livello di attuazione risulta abbastanza elevato: in Lombardia, Valle d’Aosta, Toscana, Puglia e Sicilia è del 100%; Emilia-Romagna, Marche, Lazio e Molise sono al 99%; Provincia di Trento e Sardegna al 97%; Veneto al 95%, mentre il vicino Friuli-Venezia Giulia al 94%; Basilicata al 92%; Liguria all’86%; Umbria all’85%; Piemonte all’81% e infine l’Abruzzo al 36%.

Tuttavia, dagli indicatori di monitoraggio del livello di utilizzo del FSE da parte di cittadini, medici e altri operatori sanitari si evince che il livello di implementazione ed utilizzo del FSE è piuttosto eterogeneo tra le regioni italiane e province autonome.

Infine, visitando i diversi siti regionali dedicati al FSE si ricava che i servizi ricompresi nel Fascicolo, le modalità d’accesso, nonché alcuni aspetti di back-office e tecnici sono diversi da regione a regione.

Questa eterogeneità tra esperienze regionali del FSE è sicuramente uno degli aspetti problematici che vanno risolti se si intende veramente rendere questo strumento efficace e utile per la vita di tutti i cittadini italiani a prescindere dalla regione in cui risiedono o lavorano. Questa disomogeneità risulta particolarmente foriera di disagi, o duplicazioni o perdite di informazioni per quei cittadini (come studenti e lavoratori in trasferta per lunghi periodi, ma anche semplicemente persone in vacanza) che si trovano a possedere la residenza in una regione, ma a domiciliare per periodi più o meno lunghi in un’altra, se non addirittura all’estero.

I diversi FSE regionali andrebbero dunque integrati, di modo da consentire anche una integrazione dei dati sanitari concernenti una persona memorizzati in regioni diverse...

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