Dirito all’oblio o copyright sulla storia?

Con un commento su Il Post, l’avvocato Carlo Blengino propone una riflessione sull’articolo 17 della nuova proposta di regolamento comunitario in materia di diritto alla privacy. Un diritto che va tutelato, sostiene, ma che come quello relativo alla proprietà intellettuale non può non fare i conti con la sedimentazione di un vero e proprio “DNA dell’umanità” sulle reti e nei server dell’intero pianeta

foto tratta dal profilo Flickr di djking rilasciata con licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-NC-SA 2.0)

“Se tu vuoi dimenticare sei padrone di tentar l’impresa, ma il diritto a che altri ti dimentichino costituisce pretesa insana, che invade uno spazio che non ti appartiene. Paradossalmente, la tua richiesta viola in un qualche modo la riservatezza della mia memoria, che peraltro manco io governo. Purtroppo.
Peggio ancora se si aspira, in forza di un diritto, a modificare la memoria collettiva”.

È questo il ragionamento che porta Carlo Blengino a definire la proposta contenuta nel nuovo regolamento europeo in materia di diritto alla privacy “semanticamente inaccettabile”.
 La sua tesi, ospitata sulle colonne de Il Post, è che l’approvazione di una norma di questo genere rischierebbe di creare un vero e proprio “diritto morale d’autore”, per giunta inestinguibile, sulle informazioni che ci riguardano. Paradossalmente ma neanche tanto, Blangino sottolinea quindi come questo diritto potrebbe valere anche nel caso in cui si dovesse autorizzare terzi alla pubblicazione di dati o notizie che ci riguardano, e poi decidere un giorno di riappropriarsi di quelle informazioni, chiedendo che vengano in qualche modo sottratte a chi ne sia nel frattempo entrato in possesso.

Da ciò il parallelo istituito nell’articolo con il diritto d’autore, parallelo che l’autore definisce “meno peregrino di quanto si possa pensare”:

“Copyright e privacy sono infatti molto simili – scrive in proposito -
Entrambi i diritti hanno ad oggetto beni immateriali come estensioni della persona. D’altra parte le opere letterarie non sono altro che “dati”, cioè rappresentazioni di fatti, informazioni o concetti, tutelate non perché in se riservate, ma perché la loro “originale” forma creativa le rende personali, espressione e svelamento dell’autore che ne diviene “proprietario”.
La circolazione delle creazioni intellettuali, esattamente come per i dati personali, deve avvenire con il consenso dell’autore che su tali beni deve mantenere un qualche controllo, compatibilmente però con l’interesse generale alla loro diffusione ed alla loro fruizione.
La nascita di entrambi i diritti è poi intimamente legata alla tecnologia che nel consentire nuove modalità di comunicazione, isola il bene immateriale, lo rende fruibile da terzi e dalla collettività e genera l’oggetto del nuovo diritto, sia esso l’opera dell’ingegno o semplicemente il dato personale”.

E se l’analogia effettivamente sta in piedi, Blangino invoca perciò la necessità di “operare un attento bilanciamento tra sacrosanti diritti dei singoli ‘titolari’ e l’interesse della collettività a che le idee, i pensieri e le informazioni (tutte) circolino per creare progresso cultura e conoscenza”. Quanto al terreno di scontro di questa importante partita, non potrà che essere il web, che sempre di più si sta configurando come una vera e propria banca dati universale in progress sull’umanità:

“Quell’incommensurabile massa di dati, anche personali, che si sta accumulando sui server del mondo e che si incrementa del 40% ogni anno può esser valutata in molti modi. Per semplificare, può esser considerata solo un enorme giacimento da sfruttare ad opera di rapaci società commerciali o di governi più o meno autoritari, con potenziale abuso a danno di utenti e cittadini, oppure può esser considerata una risorsa straordinaria degna di automa tutela. Può darsi che, senza rendercene conto, stiamo costruendo davvero la base per un intelligenza collettiva, ponendo le basi di una sorta di complesso DNA dell’umanità, che modificherà totalmente le nostre potenzialità intellettive e creative…”.

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ultima modifica 2012-02-06T20:33:00+02:00
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