“Digital preservation is a journey, not a destination”: un resoconto di iPRES 2016

Maurizio Lunghi, esperto di conservazione digitale e fondatore della associazione Arca Memorie, presenta i principali argomenti e spunti di interesse che hanno caratterizzato la 13esima Conferenza internazionale sulla conservazione digitale, svoltasi a Berna a inizio ottobre

La tredicesima edizione di iPRES, la Conferenza internazionale sulla conservazione digitale, che viene ospitata a rotazione tra Europa, Stati Uniti e Asia si è svolta quest’anno a Berna dal 3 al 6 ottobre scorsi. 341 i partecipanti, da ben 30 Paesi, in prevalenza Svizzera e Stati Uniti, e a seguire Regno Unito, Germania, Olanda e Svezia. Dall’Italia solo 3 presenze. Numerosi gli eventi partecipativi o formativi organizzati: 18 Workshop e 16 Tutorial. Di seguito, una sintesi per punti di quanto ho seguito personalmente e riscontrato di particolare interessante, partendo dai tre Keynote speakers, che hanno aperto le sessioni dei primi tre giorni.

Keynote speakers

  • Robert E. Kahn, CEO del CNRI, Corporation for National Research Initiatives, tra i creatori del protocollo TCP/IP e di ARPANET.
    Kahn, tra i promotori dell’idea di una rete con architettura aperta, ha ribadito, in un intervento molto interessante e di grande impatto comunicativo, l’importanza di una tecnologia aperta, robusta e standardizzata, ma controllata centralmente per assicurarne la sostenibilità nel lungo periodo. Ha suggerito inoltre alla comunità della conservazione digitale di valutare con attenzione le offerte tecnologiche sviluppate dal CNRI, quali Handle System e Digital Object Architecture. Infine ha dedicato un passaggio alla struttura di policy e alla rete di responsabilità e sussidiarietà in costruzione da parte degli istituti culturali e scientifici europei, definendola accessoria, facendo così emergere chiaramente i differenti approcci a queste tematiche tra i due continenti.
  • Sabine Himmelsbach, Director of the House of Electronic Arts, Basilea
    La Himmelbasch ha raccontato la complessità di conservare nel tempo le opere di arte elettronica, soprattutto perché spesso utilizzano strumenti non più supportati dal mercato. L’argomento è noto da tempo e forse gli artisti elettronici dovrebbero cominciare a riflettere maggiormente sullo sviluppo di modalità di conservazione delle tecnologie elettroniche compatibili con le risorse effettivamente a disposizione dei musei.
  • David Bosshart, CEO, Gottlieb Duttweiler Institute for Economic and Social Studies, Zurigo
    Bosshart ha provocato la platea con i numeri, crescenti e non controllabili, dei contenuti prodotti dai nativi digitali: come fare a preservarne anche solo una parte?

Altri interventi degni di menzione

Tra i relatori intervenuti vorrei citare Jamie Shiers del CERN, che, nel suo paper “CERN Services for Long Term Data Preservation” ha ribadito ancora una volta l’importanza di conservare e riusare i dati digitali relativi ad eventi o esperimenti che non possono più essere ripetuti. Shiers ha spiegato che al CERN questo aspetto è tenuto in grande considerazione, attraverso lo sviluppo di servizi ritagliati sulle esigenze dei ricercatori interessati al riuso di questi dati. Del suo intervento resta impressa in particolare una frase: “digital preservation is a journey, not a destination”.

Molto interessante è stata anche la presentazione “PREMIS 3.0 Ontology: improving semantic interoperability of preservation metadata”, a cura di Angela Di Iorio dell’Università Sapienza di Roma, riguardante un progetto promosso in collaborazione con la Biblioteca Nazionale Francese per lo sviluppo di una ontologia che implementi e renda più facile l’adozione del nuovo Data Dictionary 3.0 dello standard PREMIS, metadati per la conservazione digitale.

Progetti e Iniziative presenti

Le iniziative presenti sono principalmente da riferirsi ai centri di ricerca internazionali, quali il CERN o il CDL americano. I progetti americani hanno avuto una presenza molto rilevante, e lo stesso è valso per le i centri e le agenzie di coordinamento europei impegnati sulle tematiche della conservazione digitale, quali DPC inglese, l’NCDD olandese, il tedesco Nestor e la fondazione OPF. Tra i progetti europei sono stati oggetto di attenzione E-ARK e PREFORMA. Da sottolineare infine la presenza di UNESCO, col programma PERSIST, della Commissione Europea e di alcune emittenti radiotelevisive e testate giornalistiche svizzere.

Argomenti trattati

Con mia soddisfazione, uno dei principali argomenti trattati è stato quello dei Persistent Identifiers: finalmente si è parlato dei molteplici servizi che possono essere offerti da questi sistemi che vanno ben oltre la risoluzione degli Errori 404. Il tema di discussione non è più se questi sistemi vadano utilizzati o meno: l’attenzione si è spostata sulle tecnologie da utilizzare e sulle modalità di sviluppo auspicate per i servizi.

Nel progetto APARSEN avevamo proposto un framework di interoperabilità applicabile a tutti i sistemi di Persistent Identifiers che rispettassero determinati criteri di affidabilità. Senza modificare l’organizzazione interna, il framework avrebbe prodotto grandi benefici per gli utenti finali. Purtroppo però, manca ancora una comune visione di superamento di tale frammentazione dei Persistent Identifiers, anche perché alcuni sistemi si caratterizzano per un approccio monopolistico che personalmente non ritengo adatto alle necessità degli utenti finali. Tra le novità, si è parlato di come organizzare meglio i Persistent Identifiers per il web archiving e nel campo dei documenti scientifici. Un intervento in materia, intitolato “Persistent Web References – Best Practices and New Suggestions”, a cura di Eld Zierau, Caroline Nyvang e Thomas Kromann, è stato non a caso segnalato dai promotori della Conferenza come uno tra i più meritori.

Altri argomenti trattati sono stati la conservazione delle e-mail, dei dati prodotti con i sistemi di instant messaging, dei database, dei documenti scientifici e dei dati di ricerca, delle arti elettroniche e dei vecchi quotidiani.

Aziende

Sono rimasto positivamente sorpreso dai tanti rappresentanti di aziende private che hanno partecipato alla Conferenza. Una presenza decisamente più rilevante rispetto a quella normalmente registrata in occasione di eventi di questo genere.

Workshop 2 - Personal Digital Archiving: How Can the Cultural Heritage Community Help Individuals Curate Their Own Materials?

Ho personalmente organizzato il workshop insieme a colleghi americani e tedeschi del progetto Nestor. L’iniziativa è stata molto partecipata, segno della notevole crescita di interesse sul tema della conservazione degli archivi digitali prodotti dai singoli cittadini e dalle famiglie.

In apertura abbiamo chiarito i termini della questione e proposto una panoramica sulle principali iniziative in corso negli Stati Uniti e in Europa. Per quanto mi riguarda, ho accennato al nascente gruppo di lavoro sugli archivi di persona in ambiente digitale promosso dall’Università di Udine e dall’ANAI, come esperienza di rilievo in corso in Italia.

Tra i risultati importanti del workshop sottolineo la capacità di tracciare una netta distinzione tra la memoria collettiva, deputata agli istituti pubblici impegnati nella raccolta e nella conservazione di contenuti prodotti dai cittadini, e la memoria personale, ambito che vede i singoli cittadini in grandi difficoltà, perché privi delle competenze e spesso anche dei servizi adatti per tramandare contenuti alle generazioni future. A tale proposito, ritengo che l’approccio e i servizi offerti dalla associazione no profit Arca Memorie possano rispondere efficacemente all’esigenza di individuare una terza via sostenibile e utile per i cittadini (sulla pagina Facebook dell’associazione sono disponibili le slide del mio intervento in occasione del workshop).

Le prossime edizioni di iPRes

Il prossimo anno iPRES si terrà a Kyoto, in Giappone, mentre nel 2018 sarà la volta di Boston e Cambridge, negli Stati Uniti, presso la Harvard Library e il Massachusetts Institute of Technology.

Link utili

 

Maurizio Lunghi, fondatore di Arca Memorie

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