Un villaggio virtuale per raccontare la Prima Guerra Mondiale

Col progetto Great Wharton, i National Archives britannici vogliono ampliare la fruizione delle proprie collezioni. Il villaggio, per ora solo un prototipo, è popolato di personaggi che raccontano la propria storia e rimandano alle fonti documentarie custodite negli Archivi

Si chiama Great Wharton, è un villaggio virtuale fatto di edifici e abitanti, ed è l’idea originale venuta ai National Archives britannici per raccontare gli eventi della Prima Guerra Mondiale alle nuove generazioni. Immergendosi nell’ambiente digitale, i fruitori possono “ascoltare” le storie dei personaggi che vivono nel villaggio e da esse risalire alle fonti e ai documenti degli Archives.

Great Wharton per ora è solo un prototipo. Dal blog dei National Archives si apprende che dovrebbe essere ultimato entro settembre 2016, ma di recente è già stato oggetto di un primo test volto a capire se e quanto i suoi potenziali utenti possano essere attratti dall’idea, nonché a loro agio con le soluzioni progettuali e di interazione.

Il test è stato realizzato grazie alla collaborazione del National Maritime Museum e ha costituito un banco di prova molto interessante per i promotori del progetto, anche in considerazione del fatto che è la prima volta che i National Archives decidono di percorrere una strada di questo tipo per allargare la fruizione delle proprie collezioni.

Great Wharton è stato realizzato per provare a entrare in contatto con chi non ha particolare familiarità con i National Archives – si legge sul blog – per questo abbiamo deciso di effettuare il test coinvolgendo persone non appartenenti alla nostra istituzione (…) I feedback sulle nostre idee di partenza saranno utili per influenzare le future decisioni relative ai processi di design, permettendoci di concentrare l'attenzione sui bisogni degli utenti.

Programmando il test, è stato molto importante definire i nostri obiettivi chiave. In particolare, eravamo interessati a ottenere indicazioni sui seguenti aspetti:

  • la percezione del look and feel di Grat Wharton
  • il grado di interesse da parte dei potenziali utenti
  • se e quanto fosse chiaro il modo in cui interagire con la simulazione
  • il grado di chiarezza e coinvolgimento delle storie
  • la misura in cui un prodotto come Great Wharton possa incoraggiare le persone a digiuno di archivi a consultare i nostri documenti digitali, o addirittura a visitare i National Archives.

Se questi erano gli obiettivi di partenza del test, i curatori del progetto parlano di risultati molto incoraggianti. Gran parte degli utenti coinvolti, appartenenti a tutte le fasce d’età, hanno espresso un giudizio positivo sulle grafiche, le estetiche e i meccanismi narrativi, compresi i legami con le fonti originarie. Anche la scelta di basarsi sulle storie personali per raccontarne una di carattere generale è stata apprezzata e ha incoraggiato molto a “cliccare per saperne di più”.

Per quanto riguarda i cambiamenti che saranno apportati alla progettazione tenendo conto dei feedback, si realizzeranno innanzitutto più grafiche ed immagini, ma anche edifici e personaggi, per ampliare e arricchire il racconto. Per venire incontro alla voglia di approfondimento espressa dai partecipanti al test, i National Archives hanno anche deciso di digitalizzare alcuni documenti finora disponibili solo su supporto analogico. Infine, considerati gli elevati livelli di gradimento nei confronti di questa soluzione, è allo studio l’idea di replicarla per realizzare altri progetti di divulgazione che puntino sulla virtualità per avvicinare più persone, e in particolare i giovani, ai patrimoni documentali degli Archives.

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