Siria, formazione al digitale per la salvaguardia del patrimonio culturale

Un gruppo di archivisti di Aleppo ha partecipato ad una settimana di formazione sulle tecniche di digitalizzazione e conservazione digitale, promossa a Beirut su iniziativa dell'UNESCO e del German Archaeological Institute

Un futuro migliore per la Siria passa anche dalla possibilità di preservare il suo patrimonio culturale. Partendo da questa consapevolezza, un gruppo di archivisti siriani ha partecipato ad una settimana di formazione sulle pratiche di messa in sicurezza e digitalizzazione di manoscritti, documenti di valore storico e archivi. La formazione è stata promossa dall’UNESCO e dal German Archaeological Institute (DAI), nell’ambito di un progetto finanziato dall’Unione Europea, e ha avuto luogo a Beirut, in Libano, dal 26 al 30 ottobre scorsi.

A partecipare sono stati 26 esponenti dell’associazione indipendente Aleppo’s Adeyat for Heritage and Antiquities, fondata nel 1924 e da allora impegnata nella raccolta e salvaguardia di libri, manoscritti, foto, registrazioni sonore e filmati. Negli ultimi 5 anni l’associazione, attiva in tutta la Siria con 16 divisioni territoriali, ha già svolto una fondamentale opera di scannerizzazione di foto di siti storici ad Aleppo ed altri elementi facenti parte del patrimonio culturale del Paese. Le foto sono state salvate su tre dischi fissi e conservate in altrettanti luoghi differenti.

Tuttora quest’opera di digitalizzazione prosegue, ed è proprio per renderla più efficace e completa che i volontari dell’associazione sono stati coinvolti nell’iniziativa di formazione promossa a Beirut. Presso gli uffici dell’UNESCO, hanno potuto apprendere le nozioni teoriche e operative necessarie all’uso delle moderne tecniche di digitalizzazione degli archivi e in aggiunta soni stati dotati di workflow, attrezzature e software che faciliteranno il loro lavoro una volta rientrati in Siria. L’obiettivo principale, hanno dichiarato i promotori dell’iniziativa, è fare in modo che all’indomani del conflitto, chi si troverà a fare i conti con i materiali digitalizzati dall’associazione possa disporre degli elementi necessari per interpretarli e contestualizzarli nel migliore dei medi.

La formazione è stata basata sulle linee guida per la digitalizzazione attualmente adottate in Germania, ma allo stesso tempo si è cercato di adattarla alle specifiche esigenze e difficoltà che caratterizzano il lavoro degli archivisti siriani in questo momento. Dalle continue e improvvisi interruzioni dell’energia elettrica, alle condizioni spesso proibitive ed estremamente precarie che caratterizzano i contesti nei quali si prova a mettere in sicurezza la documentazione digitalizzata, sono davvero tanti gli ostacoli che complicano il loro operato. “Vogliamo realizzare un documento operativo che possa essere pienamente adattabile al contesto dell’attuale crisi siriana”, ha dichiarato il direttore della divisione IT del German Archaeological Institute al termine della formazione, spiegando che entro la fine del 2016 è prevista la pubblicazione di una sua prima bozza.

Tra le attività caratterizzate da una coefficiente di difficoltà particolarmente elevato, gli archivisti siriani hanno fatto riferimento al tentativo di mappare gli edifici storici presenti ad Aleppo e in altre città della Siria. “Le informazioni che riceviamo e collezioniamo sono molto contraddittorie”, ha dichiarato un esperta impegnata nella costruzione di un database per conto del sindacato degli ingegneri. A complicare ulteriormente il compito, l’impossibilità in molti casi di verificare l’effettivo stato degli edifici, per ovvie ragioni di sicurezza: “spesso dobbiamo basarci su foto diffuse on line o pubblicate su Google Earth – ha aggiunto l’esperta – non sempre sono affidabili, ma al momento si tratta del meglio di cui possiamo disporre”.

Durante la formazione, grande importanza è stata data anche alle macchine impiegate per lo storage dei materiali digitalizzati. Come già anticipato, finora gli archivisti siriani hanno fatto affidamento quasi esclusivamente sull’uso dei dischi fissi, una tecnologia non eccelsa dal punto di vista della sicurezza, perché soggetta a rischi di deterioramento e perdita nei dati nel tempo. Gli esperti del German Archaeological Institute hanno raccomandato in alternativa le soluzioni basate sull’uso delle RAID machine, che abbattono questi rischi garantendo lo storage simultaneo dei dati su un cospicuo numero di dischi fissi.

La prossima sfida consisterà a questo punto nel dotare gli archivisti siriani di questo tipo di attrezzature. Ciò potrà magari avvenire nell’ambito di una campagna per la digitalizzazione e conservazione digitale degli archivi siriani che seguirà alla formazione e sarà promossa sempre su iniziativa dell’UNESCO. Già prevista, nell’ambito di questa iniziativa, la fornitura di scanner professionali per la digitalizzazione delle collezioni maggiormente a rischio.

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