Myspace vs Google Plus: sic transit gloria social

Due news di segno contrapposto riaccendono le luci sull’estrema caducità dei media digitali e sulla necessità di agire in maniera adeguata e tempestiva per conservarne i contenuti

Nel giro di pochi giorni, due differenti notizie provenienti dagli Stati Uniti hanno fatto tornare di strettissima attualità il dibattito su quanto i dati condivisi sui social media siano estremamente effimeri e a rischio di perdita irreversibile. Altro che archivi destinati a durare per sempre. Ne sanno qualcosa i milioni di persone che hanno condiviso canzoni e altri file musicali su Myspace, appena pochi anni fa il social network più popolare al mondo, ai quali è stato ufficialmente confermato che tutti i contenuti caricati dal 2003 al 2015 sono andati persi senza alcune possibilità di recupero. Tutto ciò, quasi si trattasse di uno strano scherzo del destino, mentre l’Internet Archive annuncia l’archiviazione dei contenuti su pubblicati su Google Plus, piattaforma social lanciata in pompa magna nel 2011, ma protagonista di una breve e anonima storia ormai prossima alla definitiva conclusione.

Ma procediamo con ordine. “Progenitore” di Facebook dal volto anarchico e dall’anima profondamente musicale, Myspace è stato per anni il social network più amato del pianeta, tanto da arrivare a registrare più accessi di Google nel 2006. Da quel momento in poi però, la piattaforma è andata incontro a un inesorabile declino che ha forse toccato il fondo pochi giorni fa. “A causa di una migrazione server - si legge in un laconico messaggio di risposta a un utente - tutti i file sono stato corrotti ed è stato impossibile trasferirli sul nostro nuovo sito. Non c’è più modo di recuperare i dati andati persi”.

A questa prima ammissione a carattere ancora parzialmente informale, è seguita a stretto giro un’ulteriore conferma sulla home page della piattaforma: “A causa di un progetto di migrazione software, tutte le foto, i video e i file audio caricati più di tre anni fa non sono più accessibili su o tramite Myspace. Ci scusiamo per l’inconveniente e vi invitiamo a contattare il nostro Data Protection Officer nel caso abbiate bisogno di ulteriori informazioni”. Più di 50 milioni di file, caricati dal 2003 al 2016 su iniziativa di 14 milioni di utenti, in prevalenza artisti e band musicali, svaniti per sempre, senza alcuna possibilità di recuperarli, a meno che non fossero stati salvati su altri dispositivi e piattaforme.

E mentre c’è chi si interroga su e quanto la perdita dei dati sia stata accidentale o al contrario motivata da mere valutazioni economiche, c’è anche chi fa notare come da anni Myspace fosse paradossalmente utilizzato solo ed esclusivamente come enorme archivio musicale. Oltre al danno, una vera e propria beffa. Qualcosa che sembra avere il sapore di una lezione esemplare sull’estrema caducità di tutto ciò che abbia a che fare con l’ecosistema digital e social, e su quanto sia necessario considerare simili aspetti, e agire di conseguenza, per non incappare in epiloghi così dolorosamente irreversibili.

A agire di conseguenza è stato ad esempio l’Internet Archive, non a caso l’istituzione numero uno al mondo nella battaglia per la preservazione di quanto prodotto e condiviso sui media digitali. È di questi giorni la notizia che l’organizzazione californiana archivierà in maniera permanente i contenuti pubblici scambiati su Google Plus, il social network che avrebbe dovuto fare concorrenza a Facebook e che invece il prossimo 2 aprile, dopo non essere praticamente mai decollato, chiuderà definitivamente i battenti. L’Internet Archive ha annunciato che questa importante operazione di recupero in extremis sarà organizzata con il supporto dell’Archive Team, altra associazione impegnata sul fronte della conservazione digitale, precisando che non sarà possibile salvare tutti i contenuti pubblicati su Google Plus.

I post pubblici  - si legge su Punto Informatico - saranno conservati all’interno di una libreria digitale accessibile da chiunque, ma con alcune limitazioni. Ad esempio, i thread con più di 500 commenti verranno troncati, mostrando solo alcuni di questi sotto forma di HTML statico. Ancora, le immagini e i video saranno salvati a risoluzione ridotta. Chi desidera che non venga effettuato un backup dei suoi contenuti deve al più presto procedere all’eliminazione del proprio account. In alternativa Internet Archive mette a disposizione una procedura utile per chiedere la cancellazione di un contenuto specifico.

Non esattamente il massimo insomma, ma pur sempre meglio di niente. Avrà avuto meno gloria in vita, ma grazie all’impegno e alla lungimiranza di chi ha a cuore le sorti della memoria digitale, Google Plus avrà quell’altrove digitale che a Myspace, e ancora più ai suoi milioni di utenti in tutto il mondo, sarà invece negato per sempre.

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