Manoscritti e incunaboli: la Biblioteca Vaticana diventa digitale

Digitalizzate in alta risoluzione e pubblicate on line le prime opere del suo enorme patrimonio. L’operazione, estremamente ambiziosa, proseguirà per altri 20 anni

All’indirizzo digi.vatlib.it è on line la versione digitale della Biblioteca Vaticana. Sul sito è possibile accedere alle riproduzioni digitali in alta definizione di numerose collezioni di manoscritti, incunaboli e altri documenti appartenenti alla Biblioteca, che fu fondata nel 1475 e vanta un patrimonio di 80.000 tra codici e incunaboli, oltre un milione di volumi, e altre centinaia di migliaia di opere e oggetti. La Biblioteca ha scelto di utilizzare il formato IIIF (International Image Interoperability FrameworkIIIF) per la digitalizzazione e la successiva pubblicazione on line dei materiali.

Il progetto per la realizzazione della biblioteca digitale è partito nel 2010 e, come si apprende sul suo stesso sito, è stato ispirato da due grandi obiettivi: la conservazione digitale nel lungo periodo di un patrimonio documentale di inestimabile valore e la possibilità per chiunque di poterne fruire on line. Sul sito si fa chiarezza anche sulle tecniche di digitalizzazione adottate: “Abbiamo dato la priorità alla digitalizzazione dei ‘pezzi unici’ appartenenti alla collezione dei manoscritti, e da ciò sono scaturite alcune importanti conseguenze. Prima tra tutte, la scelta di modalità di scannerizzazione che riducessero al minimo i rischi di danneggiamento delle opere”. Nello specifico, i promotori del progetto si sono sono serviti di scanner professionali dotati di “culle”, per evitare l’apertura a 180 gradi dei manoscritti. Per ogni singola opera inoltre, prima e dopo la scannerizzazione sono state effettuate delle attente analisi sullo stato di conservazione.

Per quanto riguarda le strategie che hanno guidato l’intera operazione, concepita come un work in progess e destinata a concludersi non prima dei prossimi 20 anni, si legge quanto segue:

La selezione dei manoscritti da digitalizzare nell’ambito di un patrimonio enorme che conta circa 40 milioni di immagini è un compito fondamentale. Anche contemplando il migliore degli scenari possibili, occorreranno un paio di decenni per conseguire tutti i nostri ambiziosi obiettivi. Per queste ragioni, nella definizione delle priorità ci siamo basati sui seguenti criteri:

  • delicatezza, fragilità, pericolo concreto o rischio potenziale di perdita dei dati;

  • importanza e valore delle opere;

  • priorità ai progetti cooperativi e per i quali erano previsti finanziamenti;

  • richieste da parte dei ricercatori e degli studiosi.

Sul sito Epic Pew, un breve articolo illustra le principali funzionalità della nuova biblioteca digitale. Tra le altre, la possibilità di zoomare sulle singole immagini per visualizzarle fin nei più minimi dettagli e compararli con quelli di opere appartenenti a collezioni custodite presso altre biblioteche.

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