Apartheid, presto on line l’archivio dei crimini

Dopo una lunga battaglia, una ong sudafricana ha ottenuto le testimonianze raccolte dal tribunale speciale istituito dopo la fine del regime. La pubblicazione dei dati non è ancora possibile, ma presto la situazione dovrebbe sbloccarsi e l’intero database sarà accessibile in rete

La Truth and Reconciliation Commission (TRC) è un tribunale speciale che fu istituito in Sudafrica all’indomani del regime dell’apartheid. In coerenza con quanto auspicato da Nelson Mandela, cercò di fare giustizia senza alimentare i propositi di vendetta della popolazione nera. Il principio guida doveva essere quello del perdono, e fu proprio tenendone conto che molti bianchi giudicati colpevoli ricevettero l’amnistia.

Per svolgere il proprio compito, il tribunale raccolse migliaia di testimonianze da parte delle vittime, dei carnefici e di chi semplicemente ebbe modo di assistere a soprusi o altri atti di violenza. Fino ad oggi, questo patrimonio documentale di enorme rilevanza storica non è stato pubblicamente accessibile. Le cose però potrebbero presto cambiare. Dopo 10 anni di richieste ufficiali al Dipartimento della Giustizia del Paese africano, accompagnate da una costante attività di lobbying, l’associazione umanitaria South African History Archive (SAHA) è riuscita infatti a ottenere una copia dei materiali custoditi nell’archivio.

“La SAHA - si legge in una nota dell’associazione - è finalmente entrata in possesso dell’archivio. Sfortunatamente però, non è ancora in grado di renderlo pubblico, perché le negoziazioni a riguardo non sono concluse. Ciò dovrebbe comunque avvenire entro breve e in considerazione di ciò SAHA ha cominciato a svolgere attività di ricerca e sviluppo per fare in modo che tutti possano accedere al database. Sarà necessario del tempo perché ciò avvenga, ma dovremmo essere in grado di riuscirci entro la fine dell’anno”.

Nella nota si forniscono dettagli sulla composizione del database. Tutte le storie di violenza registrate contemplano informazioni puntuali sui carnefici, le vittime, i testimoni, le fonti, le azioni compiute e gli eventi correlati. Si è insomma in presenza di un archivio già fortemente strutturato, elemento fondamentale sia per permetterne una agevole fruizione sui media digitali, sia per incoraggiare attività di ricerca e analisi che facciano ad esempio emergere tipologie di abusi regolari e sistematiche durante l’apartheid.

“Questi dati appartengono a tutti i Sudafricani come riconosciuto dalla stessa TRC”, spiegano gli attivisti di Saha, aggiungendo che sono già allo studio le modalità di pubblicazione dell'archivio sul proprio sito, anche grazie alla collaborazione di numerosi esperti. Tra gli altri, uno degli sviluppatori del database.

In attesa di ciò, on line sono già disponibili tutti gli atti ufficiali del lungo percorso giudiziario che ha visto contrapposta la SAHA alle istituzioni sudafricane e si è concluso con il rilascio dell’archivio.

 

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