Dati persi e poi ritrovati: in America il dibattito sulla sicurezza informatica non passa mai di moda

Negli scorsi giorni la US Air Force ha comunicato la perdita di dati informatici riguardanti 100.000 indagini interne al corpo. Dopo il pessimismo iniziale, i file sono stati recuperati ma restano ancora ignote le cause che avevano portato alla loro scomparsa

Dopo il Pentagono, la US Air Force. Poche settimane dopo la notizia dell’uso dei floppy disk per la gestione dei sistemi missilistici nucleari, negli Stati Uniti la sicurezza informatica, o forse sarebbe meglio parlare di insicurezza informatica, è tornata tristemente d’attualità. Stavolta a finire nell’occhio del ciclone è stata l’Aeronautica militare, anche se dopo alcuni giorni di fibrillazione il caso ha assunto proporzioni decisamente meno disastrose rispetto a quelle inizialmente paventate.

Procedendo con ordine, tutto è cominciato il 10 giugno, quando è trapelata la notizia della perdita di una grandissima quantità di dati informatici riguardanti circa 100.000 investigazioni interne al corpo militare, per casi di frode, abuso e vari tipi di dispute tra l’amministrazione e i propri dipendenti. I dati, di proprietà dell’ispettorato generale dell’Air Force, autorità incaricata di svolgere indagini sull’operato dell’istituzione, erano custoditi su un sistema informatico per gli addetti ai lavori gestito dalla società Lockheed Martin. Stando a quanto dichiarato dai portavoce dell’Air Force, alla Lockheed avrebero appreso della corruzione dei file già a fine maggio. Quindi, dopo due settimane di vani tentativi di recuperare le informazioni, la perdita sarebbe stata comunicata il 6 giugno ai vertici del corpo militare.

A quel punto la notizia è diventata presto di dominio pubblico: i portavoce dell’Aeronautica hanno dichiarato di avere perso dati di estrema importanza, spesso riguardanti indagini tuttora in corso, e inizialmente si sono detti molto scettici sulla possibilità di recuperarli. Esclusa l’ipotesi del sabotaggio intenzionale, all’Air Force ci si è messi comunque al lavoro, anche grazie al contributo di esperti di sicurezza del Pentagono.

E pochi giorni dopo lo sforzo ha pagato. Con un laconico comunicato, il 15 giugno i vertici dell’Aeronautica hanno annunciato il recupero dei dati. Sbottonandosi ulteriormente, hanno aggiunto che l’unico danno derivante dalla vicenda dovrebbe essere il rallentamento di alcune indagini in corso. Continuando ad escludere l’ipotesi del sabotaggio intenzionale, hanno infine dichiarato che si è tuttora alla ricerca delle cause che hanno portato alla temporanea scomparsa dei dati. “Non ci saranno conseguenze a lungo termine – sono state le parole di un generale – l'unica è che dovremo capire esattamente cosa è accaduto per evitare che si ripeta  in futuro”.

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