Alla Library of Congress un tweet è per sempre

La Stampa ha intervistato Matthew Raymond, tra i curatori del progetto che porterà entro breve ad archiviare tutti i messaggi prodotti e scambiati su Twitter nei server della biblioteca statunitense

Nell’intervista, curata da Luigi Grassia, Raymond fa previsioni sui pubblici che potranno essere più interessati alla consultazione dei tweet e fornisce dettagli e anticipazioni sulle modalità di funzionamento e accesso al nuovo, gigantesco archivio digitale.

Che tipo di ricercatori immaginate che saranno interessati a esplorare i tweet: sociologi di oggi o storici del lontano futuro?  

«Sappiamo già chi è interessato! Abbiamo già avuto manifestazioni di interesse da parte di una vasta gamma di esperti delle più diverse discipline, fra cui sociologi, esperti di computer, politologi, linguisti e persino artisti». 

Ma anche le persone comuni potranno esplorare l’archivio di Twitter presso la Biblioteca del Congresso, usando il loro personal computer, l’iPad e così via? O invece l’accesso sarà riservato ai ricercatori professionali, accademici?  

«Il nostro piano è di dare accesso, all’inizio, solo a ricercatori che operano fisicamente sul posto, usando le strutture materiali della nostra Biblioteca. Poi i risultati di questa prima sperimentazione ci aiuteranno a decidere quali e quanti tipi di accesso addizionale saranno appropriati nella successive fasi di sviluppo del progetto». 

È previsto un motore di ricerca per aiutare le persone interessate a navigare fra i «tweet» e trovare quelli che a loro interessano?  

«Sì. Al momento stiamo esplorando l’uso di varie tecnologie per garantire questo tipo di accesso, ma non abbiamo ancora fatto una scelta definitiva». 

La ricerca sarà gratuita o a pagamento?  

«La Biblioteca del Congresso non chiede mai alcun tipo di pagamento per l’accesso alle sue collezioni e ai suoi archivi»…”.

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Al progetto per l’archiviazione digitale di tutti i messaggi pubblici finora pubblicati e condivisi su Twitter, La Stampa ha dedicato anche un altro articolo di presentazione, firmato sempre da Luigi Grassia e intitolato “L’effimero di Twitter diventa storia”.

Nel testo, tra le altre cose, si rende conto della vastità dell’operazione…

“Twitter regalerà alla Biblioteca del Congresso di Washington (custode della memoria americana e di una bella fetta di memoria mondiale) tutto l’archivio dei suoi messaggi, dalla partenza nel marzo 2006 fino a oggi, messaggi che al momento sono circa 170 miliardi; poi l’idea è di continuare ad archiviare man mano tutti gli altri «tweet» che verranno scambiati, al ritmo attuale di 500 milioni al giorno in tutto il pianeta (e nei prossimi anni chissà a che numeri si arriverà: fino a un anno e mezzo fa i nuovi tweet erano 170 milioni al giorno e tre anni fa «solo» 50 milioni al giorno. Progressione micidiale)”.

...e si accenna rapidamente alle difficoltà tecniche cui si andrà incontro nel tentativo di metterla in atto:

“I problemi tecnici non sono pochi; il progetto è stato avviato da due anni ma ancora non si è trovato un software adeguato. Robert Dizard Jr., della Biblioteca del Congresso, nota una fondamentale differenza (o sarà vera e propria incompatibilità?) fra le tecnologie che servono al meglio il social network e quelle adatte all’archiviazione bibliotecaria. «Twitter - spiega - è focalizzato sulla creazione e distribuzione di contenuti, invece la Biblioteca è focalizzata sul raccogliere quei dati, archiviarli, stabilizzarli e creare un accesso. Le procedurel, la filosofia sono molto diverse»”. 

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