1989-2014: buon compleanno world wide web!

Nel marzo di 25 anni fa, il fisico Tim Berners Lee lanciò l’idea di realizzare un servizio per la navigazione dei contenuti multimediali in rete. Computer History celebra la ricorrenza con un approfondimento dedicato a una storia di innovazione che ha rivoluzionato il mondo

Il Computer History Museum si trova non casualmente a Mountain View, città della California che ospita, tra gli altri, colossi dell’hi-tech com Google e Microsoft. Come si può facilmente intuire dal nome, è impegnato in attività di divulgazione e approfondimento culturale dedicate alla storia dell’informatica e di Internet. Nell’ambito di questa missione, cura anche un blog, e proprio sulle sue pagine è stato recentemente pubblicato un approfondimento che ripercorre le tappe principali dei primi 25 anni di storia del world wide web. Nel marzo del 1989 infatti, questo sistema che oggi ci è così estremamente familiare vide la luce presso i laboratori del CERN di Ginevra, grazie alle intuizioni e al lavoro di un gruppo di ricercatori capitanati dal fisico Tim Berners Lee. L’approfondimento è articolato in tre blocchi, dedicati alla nascita del web, al suo concepimento, e alla definitiva esplosione planetaria del fenomeno. Rimandando alla lettura integrale in lingua inglese per assaporarne i dettagli, si traducono di seguito l’introduzione e la prima parte, dedicata agli albori del web.

“25 anni fa, proprio nel mese di marzo, Tim Berners Lee lanciò l’idea di quello che sarebbe diventato il world wide web. Oggi quell’idea continua a vivere con lo stesso ambizioso nome che le fu dato in partenza, è al servizio di tre miliardi di persone, e di un numero decisamente maggiore lo sarà da qui al futuro. Per celebrare questo anniversario, raccontiamo la storia di quei primi giorni in questo articolo e nella edizione annuale del nostro magazine Core.

Il magazine in realtà celebra anche altri anniversari che cadono nel 2014. sono passati 20 anni dall’esplosione del fenomeno web e dalla prima affermazione dell’e-commerce, con il lancio di Netscape, Amazon ed eBay tra tanti altri. 15 anni fa inoltre, in Giappone fu concepito il primo sistema per la navigazione in Internet attraverso i cellulari, un concetto che per molti di noi sarebbe rimasto sostanzialmente sconosciuto fino all’era dell’iPhone. Sempre 15 anni fa, nel 1999 assistemmo anche al picco della bolla dot.com, un anniversario poco o per nulla celebrato, anche perché conosciamo bene le sue immediate conseguente. Infine, nel 2014 ricorrono 10 anni da quando la reputazione del web è stata riabilitata, dopo quel crash, da fattori quale l’avvento in borsa di Google e la nascita del cosidetto “web 2.0”, con la comparsa sulla scena di siti come Yelp, Facebook, Flickr, e via discorrendo.

Altre pietre miliari del web che occorre citare sono la prima versione demo di un browser, un server e un sito web (dicembre 1990) e il rilascio di una libreria di codice relativa al world wide web grazie alla quale chiunque potesse cominciare a costruire le proprie personali versioni dei browser e dei server (agosto 1991).

Andando infine molto indietro nel tempo, nel 2014 corre il 45esimo anniversario dalla creazione delle prime reti di computer. La prima in assoluto fu ARPAnet, e mise in collegamento il laboratorio di Douglas Engelbart allo Stanford Research Institute (SRI) con un nodo presso la University of California, Los Angeles (UCLA). Queste reti furono costruite come mezzi di trasporto per altri sistemi on line, come l’On Line System (NLS), progettato sempre dallo stesso Engelbart, a sua volta un antenato fondamentale del web. Anche per questo, un altro articolo sul nostro blog ricorda proprio Engelbart e il suo lavoro.

La nascita del web

Agli inizio degli anni ’80 sarebbe stato difficile immaginare che i protocolli Internet di ARPA sarebbero diventati “l’anello per domarli tutti”, con una diffusione egemonica sull’intera rete mondiale di cavi e nodi, dal sistema di pagamenti nazionali ai frigoriferi intelligenti. All’epoca si erano compiuti solo alcuni esperimenti sul come collegare tra loro differenti network, ai livelli idraulici più bassi: un fenomeno noto come internetting.

In effetti, considerando le guerre in corso in quel decennio per stabilire quale standard di internetting dovesse prevalere, quello che usiamo oggi era un Davide abbastanza zoppicante ed oscuro, alle prese con diversi Golia, dall’Open Systems Interconnect (OSI), sponsorizzato dalle istituzioni governative e da quelle attive nel campo della imposizione degli standard, a due sistemi proprietari sospinti da altrettanti giganti dell’informatica, quali DEC e IBM.

A un certo punto però Davide cominciò ad assumere steroidi, sotto forma di finanziamenti governativi, con significativi flussi in entrata da parte del sistema militare, della National Science Foundation e di altre agenzie. Grazie a ciò, ma anche grazie al leale contributo di una comunità di hacker open source, Internet cominciò a pompare i propri muscoli.

E non era certo un male che Internet potesse contare su hardware e software già funzionanti, mentre il suo rivale più serio, l’europeo OSI, era ancora poco più di un concetto fumoso discusso all’infinito nell’ambito di conferenze e convegni… o che fosse diventato di colpo una passione del senatore Al Gore, un vero tecno-entusiasta. I protocolli di Internet cominciarono a propagarsi come incendi nei boschi. E guardando indietro a quegli anni, è chiaro che alla fine del decennio, Internet avesse già vinto la propria battaglia, anche se i principali sfidanti all’epoca non lo avevano ancora realizzato.

Siccome però Internet era una rete non commerciale usata dai geek, nessuno si era ancor preso la briga di progettare sistemi che ne consentissero un accesso facilitato anche ai non smanettoni, qualcosa di paragonabile ad esempio ai vari Minitel, CompuServe, Prestel, AOL, o LexisNexis. Questi sistemi erano proprietari e la maggior parte di essi funzionava solo sui propri network di riferimento. I geek che erano soliti usare le reti di ricerca come Internet, invece, continuavano a servirsi di accrocchi e strumenti tremendamente complicati: solo un forte appassionato poteva apprezzarli e utilizzarli. Per abbattere i muri di quella nicchia così esclusiva, qualcosa doveva cambiare.

Ma chi si sarebbe preso la briga di mettere on line un sistema per Internet? Tornando agli anni 60, la stessa ARPA aveva avviato la progettazione di primissimi sistemi di questo genere, dal timesharing, all’NLS (oNLine System), creatura di Engelbart. Ma i pionieri dell’agenzia, campioni del calibro di J.C.R. Licklider, Bob Taylor e lo stesso Engelbart, erano ormai usciti di scena già da un bel po’.

Così il vuoto attorno a Internet cominciò lentamente a essere riempito da una disordinata raccolta di sistemi on line, scritti da lupi solitari e appassionati di open source, alcuni di questi auto-arruolatisi all’interno della stessa community di Internet. Fu il caso di Gopher, un sistema di navigazione tra i documenti veramente ridotto all’osso, concepito presso la University of Minnesota; e di WAIS, che aveva vaghe e confuse aspirazioni commerciali, e funzionava più o meno come una specie di motore di ricerca primordiale. Ci fu poi Usenet, caratterizzato da un forum di dimensioni sterminate nel quale si è discusso animatamente di tutto, dal sadomasochismo alla fisica delle particelle, l’unico sistema esistente all’epoca specificamente adattato ad Internet. Altri set di sistemi on line proposero infine per primi l’idea degli ipertesti, quei link cliccabili che oggi ci sono così familiari. Tra questi Viola, prodotto della mente tanto brillante quanto pigra dello studente di Berkeley Pei Wei; Hyper-G, un sistema davvero autoconsistente e confezionato in maniera molto brillante dal ricercatore austriaco Hermann Maurer, Lynx, e molti altri…”.

Leggi il resto dell’approfondimento sul blog del Computer History Museum

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